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Siamo nella Roma di fine Cinquecento. Sul soglio pontificio siede Sisto V, un Papa che, nonostante l'età avanzata, segnerà per sempre la storia dell'Urbe. Roma in questo periodo vive un momento delicato della sua storia: ci sono stati la riforma protestante e il Concilio di Trento. Sulla Cattedra di Pietro si sono succeduti Papi più attenti ai valori terreni che a quelli spirituali. Deve essere rilanciata la "cattolicità" e riaffermato il ruolo dell'Urbe quale "Caput Mundi". C'è bisogno di un piano urbanistico, di un acquedotto, del recupero dei monumenti antichi, di riorganizzare le finanze statali, di riformare la curia. E Sisto V affronta e pone le basi per la soluzione di tutti questi problemi. Si circonda di collaboratori fidati, come l'agostiniano montelparese Gregorio Petrocchini, che in seguito nominerà Cardinale. Comunque i fatti più gravi sono quelli di ordine pubblico, primi tra tutti il brigantaggio, che controlla tutta la campagna romana, e la prostituzione, che interessa buona parte del mondo femminile giovanile. Papa Sisto decide di porre fine a tutto ciò con ogni mezzo. Vara leggi severissime e costringe il boia a lavorare a ciclo continuo. Se Sisto V è un Papa determinato, il Cardinal Petrocchini (che si fa chiamare Cardinal Montelparo), è un uomo mite. Quanto il primo è "uomo del fare", autoritario, inflessibile, tanto il secondo è l'uomo dello spirito", diplomatico e comprensivo. La commedia in due atti mostra queste due personalità a confronto nella Roma di allora.